La terapia della risata cambia in profondità il codice genetico delle nostre cellule…

La terapia della risata cambia in profondità il codice genetico delle nostre cellule…

… parola di Pier Mario Biava!

L’intervento del Prof. Biava al convegno organizzato da The Bridge for Hope Onlus il 4 novembre 2016 mi è parso straordinario. Perché? Perché sta dalla parte della medicina, è una voce illustre che parte da un approccio scientifico; allo stesso tempo ha dato speranza, valutando l’approccio olistico come fondamentale nella cura della malattia.

Quella del Prof. Biava, che emerge anche dal suo libro “Il cancro e la ricerca del senso perduto”, è una visione biologica del cancro:

“la malattia tumorale può essere avvicinata con l’obiettivo di uccidere le cellule malate oppure con quello di far fare loro a ritroso la strada che porta da uno stato di equilibrio naturale alla malattia” (Biava, 2009).

La visione proposta dal Prof. Biava è un cambio di paradigma, da un approccio meccanicistico a uno sistemico alla medicina.

Cosa ci ha raccontato il Prof. Biava ?

Ci ha detto, appunto, che la terapia della risata, attivando cambiamenti chimici e quindi fisiologici, modifica in profondità il codice genetico delle nostre cellule.

Ci ha detto che terapie come la risata, che implicano il rilascio di sostanze specifiche nel corpo, “non sono terapie palliative bensì cambiano in profondità i geni del nostro corpo”.

E’ chiaro – sostiene il Prof. Biava –  che a livello clinico certi aspetti non arrivino, in quanto in oncologia e in medicina in generale si ragiona di solito per protocolli. Tuttavia, nutrire la mente, ridere, stare bene con se stessi è fondamentale, è un atto terapeutico e non è affatto secondario. Amore, emozioni utili, sentimenti fanno bene.

Il codice epigenetico può riprogrammare anche le cellule tumorali.

Cosa significa riprogrammazione cellulare? Il termine è usato per definire un intervento che ha lo scopo di trasformare le cellule tumorali in cellule differenziate, di riportarle allo stato “normale”.

Il Prof. Biava ha iniziato a fare ricerche sul codice epigenetico nel 2001; ha ricostruito l’intero codice epigenetico umano a partire dall’embrione dello zebrafish, un pesce d’acqua dolce che ha tantissime sostanze in comune con noi ed è il modello di studio della riprogrammazione e del “differenziamento”. E’ infatti solo nell’embrione che è presente tutto il codice epigenetico; durante l’organogenesi avvengono poi tutti i processi di differenziazione, in modo che ogni organo contenga il codice necessario per il suo funzionamento.

Partendo dall’ipotesi fatta, che lo sviluppo di cellule tumorali sia inibito durante la vita dell’embrione, grazie allo straordinario micro-ambiente in cui si trovano le cellule, è lì che il Prof. Biava è andato a ricercare una risposta (Biava, 2016). La risposta della vita, delle informazioni che la compongono.

Perché un pesce per studiare la differenziazione cellulare?

A disposizione c’erano il moscerino della frutta, un verme nematode e la rana, ma quello più adatto è stato considerato, appunto, il pesce zebra.

Nel momento della differenziazione c’è una sorta di accensione e spegnimento di un sacco di geni. E’ questo che l’epigenetica riconosce e la medicina fa ancora fatica a considerare.

Le ricerche del Prof. Biava mostrano come si possa agire sulle cellule riprogrammandole, anche in presenza di malattie degenerative come i tumori o il morbo di Alzheimer. Si può agire sulle cellule con campi elettromagnetici e con la terapia vibrazionale. Si può intervenire integrando sostanze che le cellule malate hanno perso: proteine a basso peso molecolare che sono quelle che abbiamo nel nostro corpo (nelle nostre cellule) quando questo è sano. Si tratta di peptidi di pesce, prodotti che si possono trovare anche nelle farmacie.

La ri-programmazione cellulare non è quindi un sogno, è già una realtà e l’equipe del Prof. Biava sta già formando tanti medici in tutta Italia.

L’intervento del Prof. Biava, oltre a essere fonte di molta speranza, ci ha confermato che la strada della terapia della risata è quella giusta.

La cura e l’amore sono sostegno, ma non solo: le cure complementari non sono alternative alle cure scientifiche tradizionali, bensì parte integrante della terapia, di quella medicina integrata multidisciplinare che accompagna la persona durante il suo percorso (Pantaleo, 2011).

Dopotutto, come ci ha ricordato il Professore, un’interessante e poetica interpretazione etimologica della parola amore (che si affianca ad altre di origina sanscrita o greca) ci riporta al latino a-mors, senza morte, a sottolineare l’intensità e l’importanza di questo potente sentimento, che gli antichi vedevano come un Dio nato da Venere.

Che importa se non tutti sono d’accordo su questa interpretazione etimologica, è un fatto che amore e cura per chi è toccato dalla malattia siano fondamentali, è un fatto che le persone che vivono in un ambiente socialmente ricco reagiscano meglio anche alle terapie farmacologiche.

Ci sono inoltre evidenze scientifiche sul fatto che “La cura ed il controllo della qualità di vita” siano “cardini dell’approccio medico-paziente, altrettanto importanti alla stregua della fase diagnostica e terapeutica.”(Russo, 2003).

Non solo non presenta controindicazioni, quindi, ma l’approccio olistico alla malattia è prezioso:

non si rivolge alla malattia ma alla persona e la considera nella sua totalità e unità tridimensionale (corpo, mente e spirito) (Pantaleo, 2011).

Noi, che già lo facevamo, continuiamo quindi a praticare la risata incondizionata, anche a scopo preventivo.

Per approfondire, si possono visitare i siti del Prof. Biava: www.reprogramcells.com (ENG) – www.piermariobiava.it (ITA)

Bibliografia citata

Biava, P. M. (2009). Il cancro e la ricerca del senso perduto (1 edizione). Springer Milan.

Biava, P. M. (2016). New Views in the Integrative Treatment of Oncologic Disease: Stem Cell Differentiation Stage Factors and Their Role in Tumor Cell Reprogramming. World Futures, 72(1–2), 43–52. https://doi.org/10.1080/02604027.2016.1143290

Pantaleo, P. (2011). Al di là delle cure. Interventi complementari e di supporto in oncologia: Interventi complementari e di supporto in oncologia. FrancoAngeli.

Russo, A. (2003). La cura ed il controllo della qualita’ di vita in chirurgia oncologica: dalla risposta psicologica alla malattia al sollievo dal dolore. Il Giornale di Chirurgia, Vol.XXIV(No. 11/12), 435–445.

Sara Valla
valla.sara@gmail.com